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NonSoloRum: Calvados


1 Gennaio 2022


Anno nuovo vita nuova dicevano un tempo.

Ed effettivamente ogni nuovo anno porta con sé tanti nuovi progetti, buoni propositi, voglia di reinventarsi.

E così, tra una pulizia di primavera in anticipo e l’altra, intercetto casualmente un Calvados Pays D’Auge, elegantemente vestito, con tutta l’aria di un desiderabile signore di mezza età.

Apro la robusta scatola color orange pepper e scopro al suo interno una stilosa bottiglia pesante di Calvados V.S.O.P. (= very superior old pale n.d.r.), ovvero con almeno 4 anni di sosta in piccole botti di rovere.

La famiglia Boulard, produttrice di questo splendido A.O.C. Pays d'Auge si occupa di distillazione fin dal 1825 fregiandosi del vanto di condurre l’intera filiera produttiva a partire dalla coltivazione e selezione delle migliori mele di Pays D’Auge, attingendo da ben 125 varietà diverse. Dalla produzione del sidro di mele e con un attento processo in doppia distillazione, nasce un Calvados di rara bellezza.

Scelgo un calice tutto italiano per dargli lo spazio che merita. Questa acquavite non te lo ripete due volte, rapisce subito lo sguardo con un esuberante color oro e un’intrigante luminosità che, guardando bene, è quello che ci vuole per partire con un anno effervescente.

Le note ampie e gradevoli riconducono subito agli anni trascorsi da questa acquavite in legno. Accenti di frutta candita balzano qua e là alla mente. Perfetti ricordi di mela ballano un elegante walzer con fini nocciole tostate e mandorle caramellate.

Non posso aspettare nemmeno un secondo e passo all’assaggio. Qualche goccia sul palato e già sembra di masticare mele selvagge della Normandia. I poco meno di 900 abitanti di Coquainvilliers hanno la fortuna di avere cotanta raffinatezza a due passi da casa. Già me li immagino, la sera, in autunno, tutti radunati davanti al focolare, con piccoli calici di Calvados tra le dita.

Bando ai sogni, che in questo periodo viaggiano parecchio, ritorno ad assaporare la lucida pungenza di questi 40 gradi alcolici e cerco invano di trovare qualcosa in dispensa, da poter abbinare.

Guarda caso, da brava amante di cucina altoatesina, scovo subito uno strudel Melinda tratto in salvo dalle cene natalizie. Zuccherosa creazione della Val di Non, lo strudel è un dolce a portata di tutti, soprattutto di portafoglio. Del resto non sarebbe stato difficile, pensando alle celeberrime mele, selvagge cugine normanne, trovare l’abbinamento adatto con un piatto tipico della nostra terra.

In men che non si dica mi ritrovo con gli occhioni languidi davanti ad una generosa fetta di strudel tiepido, pronto per l’abbinamento. Inutile che vi racconti di croccante pasta sfoglia che avvolge un golosissimo cuore di mele e uvetta. Quel pizzico di cannella e la granella di zucchero rendono il boccone una vera specialità.

Ma che dite, lo abbiniamo al nostro Calvados?

Ecco! La frittata è fatta (scusatemi la divagazione). Sono perdutamente innamorata di questo gioco sensoriale che sta tracciando il futuro degli appassionati di Calvados.

L’ingresso dell’acquavite avvolge subito la ricchezza dello strudel e il matrimonio è decisamente perfetto. Il palato si riscalda, le mele si fondono in un connubio di grande raffinatezza. Non mi resta che provare e riprovare, alla ricerca di un difetto che non c’è.

Senza dubbio un paio d’ore gioiose spese bene.

Se doveste decidere di imitarmi, dal mio modesto punto di vista, consiglio un allenamento ripetuto e periodico, durante tutto l’inverno, finché camino non si spenga.



 
 
 

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