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Assalto alle cantine di Papà (parte uno?)


4 Novembre 2021

Ranieri


Premessa: giorni fa avevo dato fondo alle cantine del mio Babbo, nelle quali ho trovato cose sicuramente interessanti (un ottimo Barolo del 1980, ad esempio, assieme a dozzine di distillati ancora validi), ma anche bottiglie di vino mooolto dubbiose, di cui ieri a pranzo abbiamo voluto fare un primo timido assaggio.


Ordunque... Ieri, due miei colleghi ed io decidiamo di andare a consumare il pranzo tutti insieme a casa mia, per poter così provare ad assaporare il contenuto di alcune delle bottiglie che ero riuscito a recuperare giorni prima, nella speranza di trovare qualche gradita sorpresa.

Preleviamo così dalla cantina quattro bottiglie quasi a caso: un buon Barbera d'Asti del 2009, un Picolit della Rocca Bernarda del 1988 che faceva capolino da una simpatica cassettina in legno, un Fantinel Brut di età sconosciuta come rappresentante delle bollicine, ed infine un Sauvignon sloveno del 1979 che ci osservava torvo da dietro le fila di suoi più promettenti colleghi.


Con molta delicatezza Paolo, il "sommelier" della compagnia, stappa così il Barbera e versiamo nei calici il rubicondo liquido, che già di primo acchito, dal solo colore, sembra promettere bene: il vino sembra aver tenuto, e l'assaggio successivo ne conferma la bontà. Forse solo da aerare meglio: la sera sarà sicuramente più bevibile.


Ringalluzziti dal primo timido successo, a fine pasto andiamo così a provare il Picolit; Paolo inizia così ad armeggiare con il tappo, che si dimostra essere però di dubbia qualità, molto più fragile e malridotto del previsto, con l'ovvio risultato di spezzarsi in due lasciando cadere la parte finale all'interno della bottiglia; dopo qualche tentativo, ci liberiamo comunque dell'incomodo ospite e riempiamo finalmente i calici con il Picolit, che si rivela però troppo provato da tutti gli anni trascorsi nella cassettina, passando quindi da Re dei vini locali a uno scialbo liquido marsalato color marroncino spento, classica fine di tutti i passiti che sono andati troppo oltre con l'età.


Dopo un veloce passaggio per il Brut, finito nel lavandino ancor prima di essere assaggiato visto che non dava più segno di vita al momento di stapparlo, arriviamo così all'ultima bottiglia, il Sauvignon sloveno.

Conclusa una strenua ma stavolta fruttuosa battaglia, ci liberiamo del malandato tappo e versiamo nei bicchieri il liquido, che già appariva di un giallo troppo acceso.

L'odore è tremendo.

Ma è l'ultima bottiglia, così Paolo ed io decidiamo di azzardare, mentre Alex decide di desistere e sta alla finestra.

Un sapore acre e tremendo ci azzanna le papille gustative al primo timido tentativo di assaggio, così, mentre Paolo sputacchia ripetutamente in bagno nel tentativo di liberarsi dall'orrido liquido, io a malapena resisto alla tentazione di fare dei gargarismi con un detergente professionale, cercando alla bell'e meglio di ripulirmi la bocca con mezza caraffa d'acqua. Il tutto mentre Alex ride sotto i baffi, essendo l’unico che saggiamente aveva rinunciato all’avventura.


Concludiamo così il pranzo decidendo di rifarci la bocca con un filino di Panama 21 e qualche frammento di buon cioccolato, certi che perlomeno loro non ci avrebbero riservato tristi sorprese.

Certo che però, a quel punto, anche il Don Papa ci sarebbe sembrato un liquido celestiale.


Ci sarà un seguito dopo questo primo tremendo tentativo?

Mah… Ai posteri l’ardua sentenza

Voster semper voster

Ranieri

 
 
 

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